Dal sito online della rivista Elle Italia riportiamo la foto-storia di un affascinante viaggio a Venezia in compagnia della splendida Alessandra Mastronardi nei luoghi del cuore di Coco Chanel. Con tanto di intervista all’attrice italiana, corredata da meravigliosi scatti fotografici. Buona lettura!
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L’amore. Spesso è l’amore a condurci in un’altra città e a ripartire da zero. È successo a molti, ad Alessandra Mastronardi e persino a Coco Chanel che, da buona leonessa, non era di certo immune alle passioni del cuore. Venezia in realtà diventa per Coco un rifugio dark a causa di un grande dolore, la perdita del suo amato Arthur Boy Capel, venuto tragicamente a mancare in un incidente d’auto a 38 anni. Mademoiselle Coco, lacrime agli occhi e cuore spezzato tra i denti, parte da Parigi, oltrepassa i confini francesi e approda in laguna nell’agosto del 1920. Venezia diventa per lei il luogo della rinascita, la città dei misteri e della meraviglia, dei simboli e della magia. Una sorta di grembo materno che la salva dalla disperazione per condurla in un nuovo vento di passioni creative. Molto della maison Chanel, dalla simbologia dei suoi gioielli alle collezioni couture, parla della parentesi veneziana della sua fondatrice. A raccontarcelo è una Alessandra Mastronardi dal sorriso contagioso. La (quasi) madrina della Mostra del Cinema di Venezia 2019 ci attende composta a un tavolino del Danieli, l’hotel preferito di Coco, in sneakers, jeans e marinière. Come Coco avrebbe voluto. L’atmosfera è un mix di barocco, drappeggi, marmo e vetro di Murano e mentre il sole si infrange sulla Laguna e il piano suona jazz non è difficile immaginare che su queste poltrone in damasco veneziano anche Mademoiselle abbia sorseggiato i suoi spritz, nell’ora del tramonto. Questo viaggio nei luoghi del cuore di Coco Chanel a Venezia parte da qui.
Si dice che ci sia un fantasma qui. Potrebbe essere quello di Coco Chanel?
Mmmm, non credo, al massimo avrebbe scelto il Ritz di Parigi (dove ha vissuto per 34 anni, ndr), chi può dirlo? Poco fa sono tornata bambina, il manager dell’hotel mi parlava e io ero col naso all’insù. Sicuramente qui si sente tanto di lei. Se guardi bene ci sono molti dettagli che nelle collezioni di Chanel ritornano.
Vivi a Londra, hai un’agenzia a Los Angeles, sei di Roma, qual è la città nel mondo che senti più tua?
Non ne ho una, è buffo perché se mi chiedono “di dove sei” io dico di Napoli. Sono nata a Napoli, e poi a 8 anni mi sono trasferita a Roma. Più cresco e più ritorno alle mie origini. Ma una delle mie città del cuore è Amsterdam. La trovo stupenda.
Amsterdam ricorda Venezia, si ritorna sempre qui. E Londra come mai?
Londra è casa. Avevo bisogno di cambiare, di uno scossone, volevo provare a pestare i miei limiti e, anche se la mia carriera andava bene, volevo provare qualcosa di più. Da zero. Avevo un fidanzato all’epoca che si stava trasferendo e ne ho approfittato. Ho fatto i bagagli dal giorno alla notte e mi sono trasferita.
Il tuo posto preferito di Londra.
Brompton Cemetery, un cimitero secolare che ora è anche un parco. È dove vado a passeggiare col mio cane Easy ogni giorno intorno alle nove.
È “molto Coco” passeggiare in un cimitero col cane…
Vero? Mi affascina, tra l’altro leggo spesso i nomi sulle lapidi. È curioso constatare come su quelle del 1700 i nomi delle mogli siano scritti in piccolo rispetto ai nomi dei mariti. Non era la moglie a morire ma il marito a perdere la moglie, capito? Sono femminista non posso fare a meno di notarlo ogni volta.
A proposito di femminismo, con Elle stiamo girando l’Italia con Cosa Voglio di Più per comprendere i desideri di tutte. Siamo stati a Palermo di recente…
E cosa vogliono di più le donne di Palermo?
Vogliono una Palermo delle Donne. La Sicilia è la regione con la più bassa occupazione femminile in Europa. Quattro regioni italiane sono negli ultimi posti.
Il problema è culturale. E che spesso il primo nemico delle donne sono le donne stesse. C’è qualcosa che non ci unisce sempre e comunque. In Italia sono le nostre mamme, le nostre nonne ce lo insegnano: “Stai a casa”. “Non andare”. “Shhh, non dirlo”.
Come possiamo migliorarci quindi?
È l’occupazione che emancipa la donna. La religione ha le sue responsabilità. Al Sud è molto più sentita.
Come possono emanciparsi le attrici italiane?
Io non conosco l’invidia, penso che nella mia categoria ogni attrice abbia un bagaglio e una particolarità. Ma non tutte ragionano così. Non credo che in Italia saremmo state in grado di creare un movimento come Time’s Up. L’unione lì ha generato un movimento femminile molto unito. Anche se ha preso una piega eccessiva.
Il limite dell’emancipazione è la retorica?
Sì ma non solo. Dopo il #MeToo molti uomini nel mondo del cinema hanno il terrore di fare una avance.
Come la brutta storia che ha coinvolto Aziz Ansari, è impossibile crederci.
In realtà si tratta di un date (appuntamento n.d.r.) andato male. La ragazza ha sfruttato il periodo #metoo, strumentalizzando. È una mancanza di rispetto per le donne che hanno realmente subito molestie. Conosco benissimo Aziz, è una persona molto carina.
Meglio Aziz o Woody quindi?
Con Woody Allen ci siamo conosciuti poco e sul set, con Aziz siamo diventati amici. Ci mandiamo le foto dei piatti al ristorante… Abbiamo lavorato molto e bene, mi ha dato anche la possibilità di scrivere una parte della seconda serie di Master of None (l’episodio 9), Anche se non ho avuto i diritti è stata una bella soddisfazione.
Se non avessi fatto l’attrice avresti fatto la sceneggiatrice?
No, se non avessi fatto l’attrice avrei fatto l’attrice. L’ho capito subito. Da bambina.
Avresti mai pensato di fare l’influencer?
No, assolutamente. Nulla togliere ma non avrei mai la spudoratezza di “influenzare” qualcun altro. Li ammiro. Con i social ho un rapporto d’amore e odio, se potessi non li userei.
Che rapporto hai con gli haters?
Una mia amica influencer mi ha insegnato che gli haters fanno gruppo, quindi mi ha detto: “appena ne vedi uno, cancellalo”. E io faccio così. Mi piacerebbe dire che non mi toccano, ma non è vero. Ci rimango male, mi ci vogliono anche dei giorni per farmela sbollire. Ho 33 anni e mi fa questo effetto, figuriamoci una ragazzina…
Nella moda avresti lavorato come Coco Chanel avrebbe voluto?
Per me la moda è un immenso gioco, è divertente, la moda ti influenza anche se sei convinto non sia così. È l’apoteosi del mio lavoro, invece di interpretare un personaggio, imito me stessa. Per me non è semplice. Sono meteoropatica, melanconica, ma se sono felice te ne accorgi. Eccome.
Ma il viaggio non finisce qui: ecco un fantastico video backstage che mostra una raggiante Alessandra Mastronardi mentre a Venezia si fa intervistare e fotografare: