In attesa della cerimonia di apertura dei Fabrique du Cinema Awards 2020, evento di cui la bella Alessandra Mastronardi sarà madrina, l’attrice rilascia un’intervista per la rivista “Fabrique du Cinéma” N.30. Alessandra sarà anche una dei membri della giuria di questo evento, che non si terrà più fisicamente il 12 dicembre come precedentemente stabilito, ma online il 18 dicembre a partire dalle 19:00. La diretta sarà disponibile sulle pagine Instagram e Facebook dell’evento.
Di seguito potrete leggere la prima parte dell’intervista, mentre l’intervista completa sarà disponibile a partire dalla data di uscita della rivista, ossia dal 20 dicembre:
È tra le attrici più amate del grande e del piccolo schermo: in poco più di un decennio, Alessandra Mastronardi ha fatto breccia nel cuore degli italiani e non solo.
Dalla giovane Eva de I Cesaroni fino alla dolce Alice de L’allieva, passando per serie come Romanzo criminale o I Medici e per numerose produzioni internazionali (Woody Allen vi dice qualcosa?), Alessandra Mastronardi ha condotto con successo una carriera divisa tra l’Italia e l’estero, tra la televisione e il cinema, alla costante ricerca di nuovi modi per esprimere se stessa. E, in occasione del suo ruolo di madrina e giurata dei Fabrique du Cinéma Awards 2020, non può che ricordare ciò che l’ha portata a essere quella che è oggi: «È iniziato tutto per gioco: da ragazza per me la recitazione non era niente di più che un passatempo. Mentre le mie amiche andavano a danza, io facevo provini per spot televisivi o piccoli ruoli. Solo a diciannove anni, quando sono stata scritturata per I Cesaroni, ho capito che recitare sarebbe potuto diventare un mestiere a tempo pieno. Non a caso, di quel set porto ancora nel cuore le parole del produttore Carlo Bixio, che mi disse che se fossi riuscita a fare della mia passione un lavoro, sarebbe stata una grande fortuna per me. E oggi non posso che dargli ragione».
Hai iniziato con la televisione, a cui ancora oggi fai regolarmente ritorno. Cosa rappresenta per te il piccolo schermo?
Io sono nata in televisione, quindi tornare sul piccolo schermo è come tornare a casa. Quando ho iniziato c’era un po’ di snobismo verso gli attori di fiction, e fare il salto verso il cinema non era facile, ma la televisione ha sempre rappresentato per me un mezzo unico per poter entrare in contatto con le persone. Se con il grande schermo sono gli spettatori ad andare in sala con l’intento di vedere il film, con la fiction televisiva devi essere tu a entrare nelle loro case, ad adattarti ai ritmi di chi guarda e a catturare l’interesse del pubblico. Infatti, non amo i progetti eccessivamente adrenalinici o, per così dire, rumorosi: la televisione è come andare a cena a casa di un estraneo, e proprio per questo devi presentarti con eleganza, in punta di piedi.
E poi è arrivato anche il cinema.
Il cinema per un’attrice è un regalo, per un semplice motivo: il tempo. Quando sei la protagonista di una fiction, in una giornata puoi arrivare a girare anche otto o nove scene e, per quanto tu possa impegnarti al massimo per rendere al meglio, il tempo è limitato e non hai possibilità di esplorare il personaggio quanto vorresti. Con i film, invece, generalmente non vai oltre le tre scene al giorno, se non di meno, e puoi prepararti al meglio, dando libero sfogo alla tua gioia creativa, sperimentando e cercando di andare oltre i tuoi limiti.
[Fine prima parte dell’intervista].