Alessandra Mastronardi:”Magari la tv di oggi avesse l’eleganza di Studio Uno”

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Iniziamo la giornata di oggi con un’intervista alla splendida Alessandra Mastronardi dal sito della rivista “Io Donna”. L’intervista riguarda soprattutto la miniserie “C’era una volta Studio Uno” e il personaggio interpretato da Alessandra, Giulia. Questa miniserie in due puntate, vi ricordiamo, andrà in onda lunedì 13 e martedì 14 febbraio alle 21.30 su Rai1. Prima di mostrarvi l’intervista completa vorremmo esprimere un ringraziamento speciale all’agenzia, Factory4, per la segnalazione.

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Alessandra Mastronardi: «Magari la tv di oggi avesse l’eleganza di Studio Uno»

Dopo il successo de L’allieva Alessandra Mastronardi ritorna in tv nella miniserie C’era una volta Studio Uno, in onda su Raiuno il 13 e il 14 febbraio. Ama gli anni Sessanta, Mina, la Magnani e La La Land. E non sopporta proprio i social network.

Qualità, buon gusto ed eleganza. Queste parole sono parte integrante di Studio Uno, il varietà degli anni Sessanta che ha formato l’immaginario degli italiani e segnato un’epoca. Quello spirito e quella magia ritorna nelle nostre case grazie alla miniserie in due puntate C’era una volta Studio Uno di Riccardo Donna, in onda su Raiuno il 13 e il 14 febbraio. Si sbircia da dietro le quinte del programma attraverso gli occhi di tre ragazze: Rita, 23 anni con il sogno di diventare una cantante (Diana Del Bufalo), Elena (Giusy Buscemi), una ballerina con l’obiettivo di farsi notare a tutti i costi, e Giulia, 25 anni, interpretata da Alessandra Mastronardi: fragile, sognatrice e insicura, ma «soprattutto curiosa e caparbia», la descrive l’attrice che lo scorso settembre, sempre su Raiuno, ha lasciato il segno con la fiction L’allieva. Ora ci porta negli anni Sessanta a curiosare tra i divi dell’epoca (da Mina alle gemelle Kessler, a Rita Pavone), tra balletti e canzoni, sogno e innovazione.

Giulia che tipo è?
Entra in Rai in punta di piedi. Aveva una vita segnata: si stava per sposare e sarebbe finita a fare la madre e la casalinga come da copione. Invece Giulia vuole di più, vuole trovare se stessa e capire che donna è. Così decide di sostenere un colloquio come segretaria, poi viene spostata al servizio opinioni di Raiuno e infine, grazie alla sua curiosità, diventerà autrice.

Qual è la sua caratteristica principale?
La forza di non arrendersi. A guidarla è quella sana ambizione che abbiamo noi donne: non ci piace rimanere ancorate a un piccolo schema che qualcun altro ci indica. Vogliamo di più, e Giulia va per la sua strada.

Che cosa la colpisce di quegli anni?
Il fatto che ogni cittadino non si voleva accontentare, dopo la guerra si rialza con orgoglio. Assistiamo a una rivoluzione umana, non solo sociale; assistiamo alla nascita delle eccellenze in tutti i campi: nella musica, nel cinema e nel design. L’Italia era invidiata nel mondo.

Oggi le cose sono un po’ diverse.
Oggi ci sentiamo orgogliosi solo quando vince la nazionale di calcio o quando, purtroppo, accadono le catastrofi. In questi casi siamo tutti uniti. Invece questa forza ci dovrebbe guidare quotidianamente.

Il suo personaggio in una scena telefona agli italiani chiedendo che cosa vorrebbero cambiare della tv. Ecco, lei che cosa vorrebbe cambiare della televisione odierna?

Tornerei all’eleganza degli anni Sessanta. I presentatori degli show serali entravano nelle case degli italiani in smoking salutando con un “Signori e signore buonasera”. Non urlavano o sbraitavano davanti agli interlocutori. Ovviamente anche oggi ci sono dei programmi eleganti: Fazio lo definirei il nuovo gentleman della tv. Se potessi cambiare qualcosa farei più show culturali e meno legati al gossip.

Perché si definisce vintage?
Perché vorrei vivere nel passato, conosco tutte le canzoni Studio Uno. Mi sento un po’ fuori dal tempo in questo mondo tecnologico e social. Viviamo in un’era in cui il Presidente Trump non parla con i giornalisti, ma twitta. Credo sia la morte dell’umanità perché non c’è più il contatto umano.

Lei è un po’ social?
Mi dicono che dovrei fare molto di più: gestisco Instagram e mi basta. Non amo molto l’ingresso nella vita privata delle persone. A chi interessa una foto delle nostre colazioni? E’ puro voyeurismo.

In C’era una volta Studio Uno si accenna a miti del calibro di Mina. Quale poster aveva in camera da ragazza?
Anna Magnani, Monica Vitti e Sophia Loren, miti irraggiungibili. Sono sempre state queste attrici il mio punto di riferimento.

L’11 febbraio insieme al resto del cast salirà sul palco dell’Ariston. Come moltissimi italiani si siederà sul divano a guardare il festival?
Come tanti dico “Non mi piace”, ma poi lo guardo. Non si può non sintonizzarsi su Sanremo, è diventato un’istituzione, anzi, è come se fosse una persona. Quando inizia Sanremo tutti ne parlano.

E per chi tiferà?
Sono una fan di Elodie. La conosco, è una ragazza fantastica e spero che faccia tanta strada.

A proposito, lei ne sta facendo di strada: prossimamente la vedremo anche nella seconda stagione della serie Netflix Master of None. Che cosa la affascina dell’America?
Lì si prendono più rischi, ma non solo negli Stati Uniti, anche nella vicina Inghilterra sono più pronti a rischiare e a investire. Qui in Italia invece si fanno sempre discorsi a tavolino sull’audience o il box office. Mi sembra che gli americani siano come eravamo noi negli anni Sessanta: quando credono in un’idea si buttano. La La Land ne è un esempio! Nessuno credeva in questo musical, il regista ha impiegato anni prima di girarlo e poi lo troviamo agli Oscar. Bisognerebbe dare più fiducia al pubblico.

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